martedì 28 ottobre 2014

Un curioso confronto tra Gesù e Maometto



 Le controversie sulla figura di Maometto.
Alcuni critici dell’Islam sottolineano il fatto che Maometto avesse molte donne, e che si distinse anche come condottiero, uccidendo o facendo uccidere migliaia di nemici.
Questo è senz’altro vero, ma occorre calare questi fatti nel contesto storico e sociale in cui avvennero; Maometto non era, come Cristo, una sorta di maestro, ma era un capo di stato, e quindi un uomo normale, che però “canalizzava” (diremmo in gergo moderno) le parole di Dio, senza atteggiarsi a superuomo o a divinità.
Era, però, come capo di stato, profondamente equo e giusto. Ricorrono spesso, nei racconti della sua vita, episodi in cui compra schiavi solo per affrancarli, o in cui perdona chi gli fa del male e lo insulta pesantemente aggredendolo con sassi e bastoni, e altri ancora. In un episodio della sua vita, ad esempio, si narra che acquistò uno schiavo, proveniente dall’africa e vecchio e a chi gliene domandò il perché rispose “perché siamo tutti uguali davanti a Dio, neri e bianchi, vecchi e giovani, di qualsiasi religione”.
Dovendo fare un parallelo con un altro personaggio religioso, lo si potrebbe paragonare ad Arjuna, che nel dialogo con Krishna gli chiede che senso abbia l’andare in guerra, e Krishna stesso gli risponde che, in quanto capo dell’esercito, non può esimersi dal farlo, spiegandogli quale sia l’atteggiamento giusto per essere lo stesso in sintonia con la volontà di Dio.
Egli era inoltre profondamente umile, tanto che, pur essendo un capo di stato rispettato e amato, spazzava la sua casa da solo, mungeva le sue mucche, e s[1]i rammendava da solo scarpe e vestiti, mangiava accanto ai servi e faceva da solo la spesa al mercato.
Lo stesso discorso vale per le molte moglie di Maometto. Egli praticava solo un’usanza tipica di quell’epoca, e da capo di stato e condottiero quindi, era normale che avesse più di una moglie.

Un inedito parallelo tra Gesù e Maometto.
Chiunque, nel campo della comparazione religiosa, voglia paragonare le due figure di Gesù e di Maometto, sottolineando le morti di cui si rese responsabile quest’ultimo a fronte dell’amore predicato, ma anche praticato da Gesù, commette quindi un errore di fondo grossolano.
Cristo era un maestro spirituale, un essere umano altamente evoluto, in contatto diretto con Dio. Da qui anche la sua natura di “figlio di Dio”.
Maometto era invece – e tale si riteneva – un “inviato” da Dio; nel senso che riceveva i messaggi (peraltro dall’arcangelo Gabriele, e non da Dio stesso) e li trasmetteva agli altri, ma nella sua vita quotidiana era un essere umano ordinario, anche se valente condottiero, e di carattere nobile e giusto.
La cosa che nessuno si premura, poi, di sottolineare era che Maometto stesso riteneva Gesù “senza peccato”, esempio vivente di perfezione, mentre egli stesso ammetteva di essere un “peccatore perdonato”.

Altresì errati sono i paragoni tra il Corano, libro sacro dell’Islam, e il vangelo, come libro sacro del cristianesimo.
Infatti i vangeli contengono la vita di Gesù, raccontata da terzi estranei, ma non contengono un corpus di insegnamenti chiari e completi, anche se inevitabilmente alcune tracce del suo insegnamento sono rinvenibili nelle varie parabole e nei discorsi raccontati.
Il Corano invece contiene solo gli insegnamenti di Maometto, così come vennero dettati dal profeta stesso (anche se con tutte le inevitabili manomissioni successive).
Il paragone tra le due figure, quindi, dal punto di vista spirituale non può essere tracciato.

Se proprio vuole tracciarsi un paragone con i vangeli, il raffronto va fatto con la vita di Maometto, in particolare quella raccontata da al-Tabari, scritto nel IX secolo, peraltro due secoli dopo la morte di Maometto, più o meno quindi con la tempistica degli evangelisti.

A questo punto invece il raffronto si fa interessante e meriterebbe ben altre riflessioni. Infatti:
- l’annuncio della venuta del messia alla Madonna venne fatta dall’arcangelo Gabriele; è l’arcangelo Gabriele che annuncia a Maometto la sua missione futura, e poi gli detterà il Corano;
- in un episodio, Maometto moltiplicherà l’agnello e la farina (anziché i pani e i pesci del vangelo);
- in un altro Maometto riempie delle botti vuote, colandole con acqua (a differenza del vino di Gesù).
- un giorno portano a Maometto un adultero e costui invece di punirlo legge il passo del Vangelo in cui Gesù evita la lapidazione di una donna dicendo “chi è senza peccato scagli la prima pietre”.
- in un hadit si narra del rapporto di Maometto con i bambini; un bambino fa la pipì sul mantello di Maometto e ai presenti che increduli domandano “perché non hai tolto il mantello ma l’hai solo bagnato con acqua?” lui risponde “perché tutti i bambini sono angeli e sono puri”.
- Gesù disse che chi ha fede come un granello di senape può smuovere le montagne; Maometto disse che chi ha fede come un chicco di riso verrà salvato dagli inferi.
- Gesù resuscita Lazzaro dai morti; Maometto risuscitò due bambini.

Un uomo invitò il profeta a casa sua e sgozzò un montone.
I figli piccoli, vedendo la scena si misero a giocare ripetendo la scena e per sbaglio uno dei due uccise il fratello, così per il dolore l’altro cadde dal balcone morendo anche lui.
L’uomo e la moglie, non volendo turbare il profeta con questo fatto, fecero finta di niente e apparecchiarono la tavola. Maometto allora disse “e i tuoi figli? Perché non sono qui con noi?”
“non sono a casa rispose” l’uomo.
“Allah mi ha detto di non iniziare a mangiare se non ci sono anche i tuoi bambini”.
Allora la coppia, in lacrime, raccontò l’accaduto. Maometto disse “portate i due bambini davanti a me”.
I genitori portarono i bambini avvolti in un sudario; Maometto alzò le mani al cielo e pregò Allah, finchè i due bambini, circondati dall’amore di Dio, si alzarono e non si sedettero a mangiare col Profeta.
I genitori increduli si inginocchiarono davanti a Maometto ma egli disse: Non dovete genuflettervi davanti a me, ma solo al cospetto di Dio”.

L'episodio è narrato in: Hafez Haidar, Maometto e i diamanti del Corano.





[1] Alberto e Dag Tessore, Dialogo sull’Islam tra un padre e un figlio.